Friday, 18 January 2019
Certificazione Kubernetes CKA – letture e consigli su come passarlo
Recentemente ho ottenuto la certificazione ufficiale “Cerfified Kubernetes Administrator“, varie persone mi hanno scritto su linkedin chiedendo pareri su come passare l’esame, per questo motivo ho deciso di condividere la mia esperienza riportando alcuni consigli e risorse utili. Tutti i candidati devono firmare un NDA, non posso quindi divulgare i dettagli precisi.
Se non avete un background sui container e su docker, leggete il libro “Docker: Up & Running” della O’Reilly, l’esame non richiede una competenza specifica su docker ma, visto che Kubernetes gestisce dei container, è necessario avere tale base.
Il libro, secondo me, migliore su k8s è “Kubernetes in Action” della Manning, è molto completo e dettagliato, non è necessario leggerlo tutto dall’inizio alla fine, alcuni capitoli della “parte 3” non sono richiesti dall’esame.
Mentre leggete, è necessario fare pratica, per questo aprite un’account presso un cloud provider che fornisce cluster kubernetes gestiti, ormai sono tanti i provider che lo supportano, quello che è considerato il più avanzato su k8s è Google Cloud Platform. Registrate un account, inserite la carta di credito ed avrete 300$ gratuiti da usare entro 1 anno, dovrebbero bastarvi.
Prima fate pratica su come usare kubernetes su cluster (GKE) già creati dal provider, in modo da capire bene come funzionano Pod, Deployment, Service, ConfigMap ecc… dovrete prendere molta confindenza con la command line kubectl in quanto questo è il tool principale di k8s.
Dopo questa fase passate a come installare un cluster: create 3 vm (potete usare le g1-small in modalità prerilasciabile, in modo da consumare poco credito), collegatevi in ssh e create un cluster formato da 1 master e 2 worker con kubeadm.
Collegatevi alle macchine, controllate i servizi systemd che avviano k8s, dove si trovano i log e …. provate a spaccarlo! parte dell’esame sarà infatti su come effettuare debugging su cluster che non funzionano. Dopo aver sistemato il cluster, distruggete le macchine, createne altre tre e riprovate a spaccarlo in un’altro modo!
Durante l’esame potrete usare solo la documentazione ufficiale, quindi nelle vostre prove abituatevi ad usare solo https://kubernetes.io/docs come fonte, evitando di addentrarvi su StackOverflow&c.
L’ambiente cka-practice-environment è un ottimo test, potete usarlo facilmente con docker-compose. I consigli in questo documento ricalcano bene gli argomenti che vi ritroverete nell’esame, e questo “curriculum commentato” è utile come recap prima dell’esame. Alla fine addentatevi in “Kubernetes the Hard Way” per capire come configurare a mano un cluster e capire il dettagli di tutti i componenti.
Quando sarete pronti, schedulate l’esame. L’esame è pratico e dura 3 ore, come tutti gli esami della Linux Foundation/CNCF, potete effettuarlo comodamente da casa in quanto è richiesto un pc con Chrome ed una specifica estensione installata, questa estensione condividerà la vostra webcam, il desktop ed il microfono. Quando l’esame inizierà vi verrà presenta una console Linux con un kubectl già configurato per accedere a 6 cluster, all’inizio di ognuna delle 24 domande vi verrà indicato su quale cluster dovete agire tramite kubectl config use-context.
Le tre ore sono sufficienti a completare tutti gli esercizi, l’esame è rigoroso ma ben affrontabile da chiunque si sia preparato con impegno.
In bocca al lupo!
Saturday, 22 September 2018
Arrivano i telefonini con la pubblicità integrata. Che storia è questa?
Dopo i Cookie sulla TV non poteva non arrivare questo. Alcuni telefoni economici hanno degli AD nelle schermate di sistema.
Il business model di alcune società è parecchio variegato e tra i settori di business rientra naturalmente la pubblicità , il motore che sino a poco tempo fa faceva girare l’economia del web. Poi si ha incominciato ad esagerare e sono arrivati gli adblocker e sappiamo tutti com’è finita. C’è però un tipo di pubblicità che non si può bloccare. Xiaomi ha deciso di includerla nel proprio business model. Voi mi direte, com’è che i telefoni cinesi costano così poco? Anche grazie a cose del genere.
A quanto pare, la maggior parte delle App di Sistema contiene gli annunci e non c’è niente che si possa fare a parte scegliere un’altra marca o uno Xiaomi edizione con l’OS Google Stock, che non dovrebbe contenere né modifiche né ADS.
Questa condotta commerciale a lungo andare a cosa ci porterà ? A popup che appaiono sullo schermo mentre chiamiamo? Ricordiamoci che il telefono è e rimane comunque di nostra proprietà perché pagandolo è diventato nostro, anche se terribilmente economico. Ci dovremmo quindi ribellare a questo tipo di pratica commerciale, però continuiamo ad accettarne le EULA. Ma c’è sempre la possibilità di installare un altro OS. 😆
Alla fine, però, queste aziende potrebbero decidere di cambiare le condizioni di vendita, in un modo o nell’altro, ed imporre determinate clausole, tra cui quella di non poterne fare quello che ne vogliamo. Rifletteteci su.
Thursday, 20 September 2018
Cose del futuro che sono davvero qui
“La tecnologia potrebbe distruggere l’umanità �
Ed i robot si aiutarono tra loro…
Oggi vedremo qualcosa di davvero impressionante. La Boston Dynamics sviluppa robot per applicazioni militari e ci ha regalato questa splendida perla:
WIRED on Twitter
In other news, this @BostonDynamics robot just learned how to open doors and let itself out. https://t.co/7Q89uiWyCH
Questo robot non solo ha imparato come aprire una porta, ma ha addirittura aiutato l’altro robot ad entrare attendendo sulla soglia e mantenendo aperta la porta, proprio come farebbe un essere umano quando vede qualcuno che sta per entrare. È una cosa di portata pazzesca e sicuramente proviamo tenerezza e stupore ma soprattutto paura.
«La tecnologia potrebbe distruggere l’umanità »
-Stephen Hawking
Potrebbe sembrarci esagerato questo pensiero, ma i fatti ci dimostrano che lo sviluppo della tecnologia sta facendo passi da gigante. Naturalmente questi sistemi non sono ancora in grado di «distruggere l’umanità » perchè non sono assolutamente dotati di pensiero autonomo e quindi si evolvono in base alla loro programmazione e sempre restando fedeli a quella (giusto per semplificare il concetto) ma la domanda che ci dobbiamo porre è: dove vogliamo arrivare un domani?
Vi lascio con un’interessante spunto di riflessione.
E se Atlas dovesse arrabbiarsi?
Aggiornamento: più inquietanti di sempre…
Ora sono capaci anche di riuscire ad ignorare un intervento fisico di un umano che tenta di ostacolarli o di romperli.
BBC Technology on Twitter
This door-opening dog robot can overcome human interference � https://t.co/seOujdhGwq https://t.co/jWsSOisis1
Disclaimer: questo non vuole essere un articolo scientifico ma solo uno sunto di riflessione per tutti quanti
Cose del futuro che sono davvero qui was originally published in barinformatico on Medium, where people are continuing the conversation by highlighting and responding to this story.
Friday, 10 August 2018
Ha vinto Minix
«L’Intel Management Engine è certamente una backdoor»²
La strana storia di Minix, Intel, Tanenbaum, tutti i computer con Intel prodotti dal 2008 e la nostra privacy
«Io continuo a ritenere che progettare un kernel monolitico nel 1991 sia un errore fondamentale. Ringrazi che non è mio studente. Non avrebbe preso un voto alto per tale progetto»
–Andrew Stuart Tanenbaum¹
Arrivo in ritardo con questo titolo, volutamente provocatorio, per parlare della vicenda del sistema operativo nascosto nei chipset Intel, ma ho deciso di prenderla molto alla larga.
La storia di Minix
Andrew Stuart Tanenbaum è un informatico che ha sviluppato il sistema operativo Minix (che è in sviluppo ancora oggi) e che ha avuto un aperto contrasto con Linus Torvalds, subito dopon l’annuncio del Kernel Linux, dichiarando la superiorità di Minix.
Sappiamo tutti benissimo come sia andata, oggi Linux ha ampiamente superato Minix dal punto di vista di utilizzo.
Intel lo utilizza segretamente in tutti i computer con i suoi processori dal 2008. Immaginate quanti computer con processori Intel sono stati prodotti dal 2008.
Dal 2008 noi utenti Intel siamo anche tutti utenti Minix! E soprattutto, Minix ha vinto. Ora è usato più di Linux.
La vicenda vera e propria
Come vi ho anticipato prima, Intel ha installato nel “Ring -3” Minix con sopra un webserver e dandogli accesso completo al file system ed alla rete (anche se c’è un firewall di sistema).
Minix sui processori Intel ha uno scopo ben dichiarato: Intel Management Engine, un sistema per la gestione remota dei server.
Sia EFF che altri hanno espresso dubbi sul fatto che Intel abbia accesso completo ai nostri dati a suo piacimento e sulla sua possibilità di poter violare a suo piacimento la nostra privacy.
La questione non è nuova e se ne parlava anche nel 2016 ed erano stati espressi gli stessi dubbi e perplessità.
L’Intel Management Engine è una backdoor? Sì, certamente, secondo la definizione di Backdoor.²
–Jack Wallen
Google ha attivato le procedure per disattivare il tutto.
Infatti è possibile disattivare e rimuovere e sarebbe anche consigliabile:
Neutralize ME firmware on SandyBridge and IvyBridge platforms
La risposta di Tenenbaum
Tanenbaum, creatore di Minix di cui parlavamo prima, ha dichiarato ufficialmente di non saperne niente e di aver parlato con Intel per un possibile utilizzo del suo sistema (avendo anche modificato alcune parti e fornito dettagli tecnici).
Ha pubblicato, quindi, una lettera aperta al CEO di Intel nella quale indica le sue perplessità ed in un’aggiunta successiva dice che solo il proprietario del computer dovrebbe averne il controllo³ (e nessun’altro, né Intel né governi).
Il risultato
Oltre alle possibili implicazioni per la privacy che questo cattivo utilizzo di Minix potrebbe avere, c’è anche un’implicazione tangibile che ha già avuto: quella delle falle di sicurezza.
Ebbene, già a Maggio 2017 c’è stata una falla di sicurezza che derivava da Management Engine solo per i server. Chi ci dice che non ci saranno problemi anche per i computer home?
Tutti siamo coinvolti, utenti di Windows, macOS e Linux. Intel, come ti giustifichi?
Note
- Vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Andrew_Stuart_Tanenbaum per saperne di più
- L’autore si riferisce alla definizione in inglese data dalla Wikipedia in Inglese (vedi https://en.wikipedia.org/wiki/Backdoor_(computing). La frase è stata presa dall’articolo originale.
- Cosa assolutamente buona e giusta, con cui concordo. Il software libero vuole dare ridare proprio quella libertà che via via le case produttrici stanno togliendo (o cercando di togliere).
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Monday, 09 July 2018
Ecco come i registrar chiedono cifre esorbitanti per il rinnovo di un dominio
Ecco perché ho pagato un dominio 88 centesimi ed ora vogliono 50 euro per rinnovarlo una volta che è stato avviato.
https://medium.com/media/6576c03aa1a3cd8b04ff96ac1f8069d6/hrefIl tutto incomincia alle 18:00 del 25 agosto. Sono andato su un sottodominio del mio sito (mait.tech) per creare un nuovo progetto ed ho trovato una pagina di cortesia di Namecheap (il mio registrar) con tanta pubblicità.
Ma andiamo per ordine: un registrar è un’azienda che vende i domini internet (soprattutto online ma non è detto). Paga al registro, che tiene l’elenco di tutti i domini internet, una tariffa a forfait (di solito 1000 euro) per registrare un numero definito (da un accordo tra i due) di domini. Ogni TLD, che sarebbe l’estensione del dominio internet (tipo .it, .com, .org, .net), ha un suo registro dedicato anche se un’azienda potrebbe essere l’affidataria di più TLD.
L’ICANN è un ente internazionale (sotto il controllo del Dipartimento del Commercio degli USA) che si occupa di decidere quali devono essere i nuovi TLD.
Ritornando alla nostra storia, mi sono ricordato che il mio dominio scadeva il 23 agosto ed ho scoperto che è entrato nel grace period, chiamato autoRenewPeriod dall’ICANN, che va dalla scadenza a 20 giorni dopo di essa. Il registrar anticipa i soldi del rinnovo al registro che gli vengono restituiti nel caso il registrante non rinnovasse il dominio.
Ho aggiunto il dominio nel carrello per il rinnovo, ma ho scoperto la dura verità: il rinnovo costa ben 40 euro. Io, per acquistare il dominio, ho pagato 88 centesimi.
Nella schermata di acquisto era presente solo un riferimento al prezzo originale ma non era indicato chiaramente che bisognasse pagare così tanto per rinnovare il dominio.
Allora ho contattato l’assistenza, che mi ha detto che «è impossibile ottenere il dominio ad un prezzo minore». Ho provato a seguire la procedura per trasferire il dominio, ma quando provavo a richiedere il codice di autorizzazione per il trasferimento mi rimandava alla pagina principale.
La procedura è stata fatta manualmente dall’assistenza che mi ha mandato una mail poco dopo con l’authcode (il codice di autorizzazione per trasferire il dominio).
Mi sono messo, quindi, alla ricerca di un registrar che offrisse un prezzo conveniente per un nome di dominio .tech, un TLD abbastanza particolare e non molto diffuso.
Ho trovato su GoDaddy una promozione che offriva domini .tech a 10 euro ma mi sono accorto che nella promozione (valida solo per il primo anno, come sempre) non erano compresi i trasferimenti.
Ho contattato l’assistenza telefonica che mi ha detto che i domini .tech hanno questo prezzo stabilito dal registrar che ammonta addirittura a 70 euro e che le offerte sono valide solo per la prima registrazione (come scritto nella pagina). Per questo motivo non mi avrebbe potuto praticare un prezzo scontato (che avrebbe potuto farmi per altri servizi).
Allora ho pensato di attendere la scadenza del dominio e di ri-registrarlo una volta scaduto, ma ho scoperto che i tempi sono lunghissimi: ben 20 giorni per la scadenza del grace period e 80–120 giorni per la cancellazione del dominio. In questo periodo c’è un’asta sul dominio (che potrebbe essere vinta da qualcuno). Secondo Namecheap nella maggior parte dei casi l’asta termina con successo.
Durante il periodo dell’asta il registrante può ancora recuperare il dominio pagando una tassa di rimborso.
Ho scritto all’assistenza per chiedere se si potessero accelerare i tempi ma mi hanno detto di no.
Perché sarebbe una presa in giro?
Nelle operazioni commerciali dei registrar non viene molto pubblicizzato il fatto che quello è un prezzo valido solo per il primo anno.
Dopo aver registrato un dominio a quel prezzo molto vantaggioso possono essere fatte proposte di rinnovo ad un prezzo molto più alto del prezzo pagato all’inizio. Vi faccio altri esempi di situazioni che mi sono capitate.
Con GoDaddy, due domini me li fecero pagare 6 euro l’uno. L’anno dopo mi proposero un rinnovo a 15 euro.
Con Register.it, invece, acquistai due domini .info a 90 centesimi l’uno. L’anno dopo mi proposero il rinnovo a ben 35 euro. Qui trovate il listino prezzi che testimonia i prezzi di rinnovo esorbitanti (sul sito trovate le promozioni).
Ancora con Register.it acquistai altri due domini (uno .it ed uno .info) a prezzi bassissimi (non ricordo quanto, ma non superavano i 10 euro totali). L’anno dopo mi proposero il rinnovo a 35 euro. Oggi quei domini sono ancora in stallo e sto aspettando la cancellazione.
Di nuovo con Register.it acquistai un dominio .it a 2 euro. L’anno dopo mi proposero il rinnovo ai soliti 35 euro, ma un amico mi consigliò un espediente che mi fece risparmiare e mi fece pagare il rinnovo 9 euro.
Basta trasformare il dominio standard (che ha funzioni, spesso inutili, come un piccolo spazio hosting di pochi MB) in un dominio express che ha il costo di 9 euro.
La procedura è semplice, bisogna recarsi nella schermata di cancellazione del dominio e fare per cancellare, subito il sistema proporrà la trasformazione in express.
Una nota positiva di Register.it è l’assistenza, che ha subito rimborsato un rinnovo automatico non voluto (a 50 euro, per un dominio pagato 10).
La prossima volta che comprate un dominio, vi consiglio di stare attenti a queste tariffe esorbitanti. Ho trovato OVH.it che propone buoni prezzi di rinnovo ma devo valutarlo approfonditamente.
Ma come è continuata la vicenda?
Il dominio è ancora in attesa, è molto probabile che venga venduto (è di sole 4 lettere, quindi molto appetibile). In questo modo perdo un link di riferimento che ho distribuito per molto tempo in giro. Sto valutando molte altre alternative.
Se vuoi seguirmi, ti consiglio di iscriverti alla mia newsletter, che rimarrà sempre lì dove sta :-). In questo periodo l’ho un po’ trascurata un po’ per colpa di questi problemi un po’ per colpa di altri, ma riprenderò a pubblicare in brevissimo tempo.
https://medium.com/media/a6d0e1cf5cbd84cefe3b2b4c2416724b/hrefGrazie per aver letto il mio articolo! Se ti è piaciuto lascia qualche clap.
Ecco come i registrar chiedono cifre esorbitanti per il rinnovo di un dominio was originally published in Il MedItaliano on Medium, where people are continuing the conversation by highlighting and responding to this story.
Configurare un gateway tra IRC e Telegram
Guida completa in italiano per utilizzare Teleirc
https://medium.com/media/89473588ff22010c21d1d6b97f44239b/hrefhttps://medium.com/media/29ded53d81c25cb30dd8c7a230317e49/hrefEcco come creare un gateway di collegamento tra IRC (sistema per chattare che ha avuto un boom un po’ di anni fa) e Telegram (app di messaggistica nata nel 2013).
Può esserci utile nel caso in cui abbiamo un canale IRC ed uno Telegram sullo stesso argomento/per lo stesso progetto e non vogliamo disperdere messaggi tra i due.
Per questo tutorial utilizzeremo Teleirc di FruitieX, anche se ci sono diversi fork e versioni (come quello di RITlug).
Per questa guida (e videoguida allegata) utilizzeremo Ubuntu 16.04 LTS su un Droplet di DigitalOcean. Utilizzando questo link avrete 10$ di credito se vi iscrivete per la prima volta.
Registriamoci, clicchiamo “Create droplet” e selezioniamo i dettagli.
Passaggi preliminari
Prima di tutto, installiamo node.js. Utilizziamo il nostro package manager. Questa qui è una guida che spiega come installarlo su tutti i sistemi.
In questo articolo spiegheremo solo come fare su Debian e derivati (vedi Ubuntu) e per Enterprise Linux e Fedora.
Per Debian e derivati
Diamo i due comandi:
curl -sL https://deb.nodesource.com/setup_6.x | sudo -E bash -
sudo apt-get install -y nodejs
Solo su Ubuntu è necessario dare questo comando (a detta della guida ufficiale) che potrebbe anche non funzionare (ho testato e ci sono problemi):
sudo apt-get install libicu-dev
Per Enterprise Linux e Fedora
Diamo inizialmente il comando:
curl --silent --location https://rpm.nodesource.com/setup_6.x | sudo bash -
Dopo installiamo con sudo yum -y install nodejs
Verifica dell’installazione
Per controllare di averli installati correttamente, verifichiamo la loro effettiva presenza:
node -v
npm -v
Aggiornamento di NPM
Nonostante sia installato automaticamente con Node.js, può essere utile aggiornare NPM all’ultima versione visto che comunque è un progetto separato.
npm install npm@latest -g
Installazione di Teleirc
Installiamo Teleirc digitando sudo npm install -g teleirc
Subito dopo creiamo il file di configurazione teleirc --genconfig, se ci sono problemi in questa fase usiamo il fixme dell’autore digitando mkdir ~/.teleirc
Problemi supplementari
Computer: macchina progettata per velocizzare e automatizzare gli errori.
–Anonimo
Ebbene, durante l’installazione di teleirc possono verificarsi degli errori, uno di questi riguarda node-gyp. Se vi capita un errore del genere, seguite la procedura:
Aggiornamento di Node.js e npm
sudo npm cache clean -f
sudo npm install -g n
sudo n 4.4.5
sudo npm install npm -g
Rimozione di moduli node-gyp addizionali
sudo npm uninstall node-gyp -g
sudo npm uninstall node-gyp
(Grazie Kala725, soluzione presa da lui qui.)
Configurazione di Teleirc
Se siamo riusciti ad eseguire l’installazione senza problemi procediamo ad eseguire la configurazione.
Creazione e configurazione del bot Telegram
Prima di tutto creiamo il bot su BotFather. Creiamo il nostro bot digitando /newbot e seguendo la procedura. Poi copiamo il token ricevuto nel messaggio ed incolliamolo nel file di configurazione che vedremo in questo passaggio.
Trovate qui un video su come personalizzarlo mentre qui un elenco già pronto di comandi da impostare (basta copiare ed incollare) quando si fa /setcommands.
Poi digitiamo /setprivacy, scegliamo il nome del nostro bot e clicchiamo Disable. In questo modo consentiremo al nostro bot Telegram di leggere i messaggi che inviamo nel gruppo e di inviarli a teleirc.
Configurazione di Teleirc
Facciamo cd ~/.teleirc ed apriamo dal nostro editor di testo preferito (io uso nano) il file config.js.
Per comodità ecco il comando nano config.js.
A questo punto ci ritroveremo con questo file di base di nome config.js, questa è una mia traduzione dei commenti fatta sulla base dell’ultima versione. Vi consiglio di guardare sempre il repository ufficiale per la versione aggiornata.
https://medium.com/media/4ef35c7bb4b367263cae996642bf237c/hrefUna volta che abbiamo configurato correttamente il bot, salviamo il file ed eseguiamo il comando teleirc. Finalmente, dopo tante peripezie, abbiamo fatto partire questo bot.
Vedrete entrare il bot con l’username che gli avete dato nel canale IRC che avete impostato.
Ma non è finita qui!
In alcuni casi, il bot potrebbe non aver acquisito correttamente il chatID del nostro gruppo e potrebbe richiederlo insistentemente su IRC. In questo caso dobbiamo inviare un messaggio qualsiasi sul nostro gruppo Telegram preferibilmente menzionando il bot utilizzando @usernamedelbot (quello che abbiamo impostato su BotFather).
Una volta aver visto il primo messaggio recapitato e nessun segnale controverso durante la sessione SSH (quindi vedendo solo uno spazio vuoto sotto al processo senza altri interruzioni e senza possibilità di eseguire altri comandi).
GNU screen
Ma se si chiudesse la sessione SSH? In questo caso non avremmo la possibilità di mantenere attivo il bot. Ci viene in aiuto GNU screens, ottimo strumento.
Digitiamo screen e subito dopo premiamo invio (ci uscirà una schermata di presentazione). Infine si aprirà una normalissima finestra SSH. Lì potremo digitare tutti i comandi che vogliamo che rimarranno in esecuzione anche dopo la chiusura del terminale (Attenzione! Chiudete il terminale, non killate la sessione)
Per recuperare la sessione basta digitare screen -r mentre per recuperare un elenco delle sessioni (per poi recuperarle se sono più di una) basta digitare screen -ls.
Con il riavvio le sessioni però si interromperanno.
Per questo motivo potete provare un servizio (da posizionare in /etc/systemd/system ) ma non vi garantisco niente. Trovate un esempio dell’autore qui. Io ci ho rinunciato ormai e uso l’ottimo screens.
Note finali
Vi consiglio di leggere attentamente queste note finali perché contengono alcune informazioni importanti.
Per accedere al gruppo di supporto del Teleirc che stiamo usando noi basta digitare teleirc --join-tg .
Le prime volte che utilizziamo Teleirc è molto utile usare teleirc -vvv per vedere un debug di quello che succede e degli eventuali problemi sorti in modo da poterli risolvere meglio.
Se qualcosa può andar male, andrà male.
– Legge di Murphy
È importante non killare il processo forzatamente ma solo con CONTROL+A altrimenti il webserver rimarrà in ascolto e sarà impossibile riprendere teleirc se non con un riavvio del sistema.
Cosa importantissima, se riscontrate dei malfunzionamenti di qualsiasi tipo che riguardano l’invio dei messaggi da Telegram a IRC (Telegram =>IRC) vi consiglio di togliere e riaggiungere il bot (dopo aver verificato l’effettivo accesso ai messaggi come impostazione per la privacy)rAltra cosa importante, se non gradite che vengano caricate le immagini sul server, potete far sì che vengano caricate su Imgur, trovate una guida ufficiale qui. Se quest’articolo sarà servito a qualcosa (fatemi sapere nelle risposte) molto probabilmente creerò anche io una miniguida per utilizzare Imgur collegato a questo bot.
Tramite regex è possibile configurare quali messaggi devono essere inviati a IRC da Telegram (e viceversa) e quali no. Trovate l’opzione alla fine del file di configurazione.
Grazie a tutti dell’attenzione, non dimenticatevi di mettermi un clap (solo se volete :-D) e di iscrivervi alla mia newsletter!
https://medium.com/media/a6d0e1cf5cbd84cefe3b2b4c2416724b/hrefFatemi sapere nei commenti come è andata e se avete avuto problemi.
Configurare un gateway tra IRC e Telegram was originally published in barinformatico on Medium, where people are continuing the conversation by highlighting and responding to this story.
Cookie, ADS a comparsa, canali TV che ti profilano: dove stiamo andando a finire?
https://medium.com/media/32ef91f1bd5a3a345b480e07b8d764cf/href
Buoni quei biscotti sulla televisione
Storie di canali televisivi che installano dei cookie sulle nostre televisioni smart, manco fossero dei siti web
Avranno pensato che visto che abbiamo una TV connessa ad internet sarebbe stato un peccato non sfruttare l’occasione. Ed ecco che andando a visitare il canale numero 9 del digitale terrestre mi appare questo avviso:
Mi è sembrata un’applicazione molto interessante della famigerata cookie law europea (in vigore dal 2014) ed ho deciso quindi di andare a dare una controllatina. Mi appare quindi la lista dei canali che fanno uso del servizio dell’azienda SmartClip, che consente agli inserzionisti di profilarci molto meglio come se il canale televisivo fosse una sorta di pagina web.
La stessa azienda offre anche la possibilità di inserire annunci a “comparsa” che si possono anche espandere (come dei normali ads online).
Adesso ci dobbiamo preoccupare anche di chi ci profila tramite la TV e non solo di chi lo fa normalmente (che mi sembra già abbastanza)?
Cookie, ADS a comparsa, canali TV che ti profilano: dove stiamo andando a finire? was originally published in Il MedItaliano on Medium, where people are continuing the conversation by highlighting and responding to this story.
Windows Phone è morto. Confermato.
https://medium.com/media/e08433d9db0ab08dfd2436882cb8431c/href
Ho appreso qualche giorno fa, con molto disappunto, la notizia della morte del caro Windows Phone. Ebbene sì, l’amato/odiato sistema operativo di casa Microsoft, erede di Windows CE, è stato abbandonato dalla stessa casa madre.
Non è una novità che alla Microsoft snobbassero il loro sistema operativo mobile, tant’è che avevano rimosso tutti i telefoni Windows Phone dallo store ufficiale.
Bill Gates, in un’intervista, ha detto chiaramente che è passato ad un Samsung Galaxy S8 “pieno di roba Microsoft”, probabilmente la Microsoft Edition venduta nei Microsoft Store .
Bill Gates now uses an Android phone
È chiaro che il nemico di Microsoft non sia Google. Basti pensare che le app Microsoft per Android spopolano, vedi Arrow Launcher che è diventato Microsoft Launcher.
Secondo alcuni, l’acerrimo nemico di Microsoft è Apple, tant’è che in casa Gates «sono vietati i dispositivi Apple» anche se i figli e Melinda Gates ne desiderano uno.
Vedremo gli sviluppi della situazione, comunque è stato confermato il supporto per gli aggiornamenti che differiscono dall’introduzione di nuove funzionalità.
Eppure Microsoft aveva tanto puntato sui Windows Phone acquistando per 7,1 miliardi la divisione telefoni, per rivendere una parte (quella dei feature phone, come il nuovo Nokia 3310) per soli 340 milioni.
Con quest’annuncio si chiude un piccolo sassolino della storia della telefonia mobile. Addio Windows Phone e grazie per tutto il pesce.
Il lento degradare di Windows Phone nel tempo
Ma quali sono i motivi che hanno portato Microsoft a questa scelta?
Come possiamo osservare da questa statistica, Windows Phone ha avuto la sua massima espansione nel Q4 2013 ed ha incominciato via via a declinare con qualche punta un po’ più alta fino ad arrivare al Q4 2016 con lo 0,3% del mercato (praticamente niente).
Windows Phone e Android in gran spolvero nel Q4 2013, iOS in declino ovunque! - HDblog.it
Infatti nel settembre 2013, visti anche i risultati, è stato stipulato il famoso accordo tra Microsoft e Nokia per la cessione della divisione dispositivi mobili.
Poi, come ben sappiamo, i dispositivi Windows Phone sono stati rimossi dallo store.
Comunque, non è stata ancora posta la parola fine a questa vicenda, è tutto da vedere.
Windows Phone è morto. Confermato. was originally published in barinformatico on Medium, where people are continuing the conversation by highlighting and responding to this story.
Tuesday, 03 July 2018
Wikipedia oggi è oscurata. Agite ora per evitare che lo sia per sempre.
Wikipedia, l’enciclopedia libera, si è auto-oscurata nella sua edizione italiana per protestare contro la riforma del copyright nel mercato unico digitale europeo
Il 5 luglio 2018 il Parlamento europeo in seduta plenaria deciderà se accelerare l’approvazione della direttiva sul copyright. Tale direttiva, se promulgata, limiterà significativamente la libertà di Internet.
Anziché aggiornare le leggi sul diritto d’autore in Europa per promuovere la partecipazione di tutti alla società dell’informazione, essa minaccia la libertà online e crea ostacoli all’accesso alla Rete imponendo nuove barriere, filtri e restrizioni. Se la proposta fosse approvata, potrebbe essere impossibile condividere un articolo di giornale sui social network o trovarlo su un motore di ricerca. Wikipedia stessa rischierebbe di chiudere.
La proposta ha già incontrato la ferma disapprovazione di oltre 70 studiosi informatici, tra i quali il creatore del web Tim Berners-Lee (qui), 169 accademici (qui), 145 organizzazioni operanti nei campi dei diritti umani, libertà di stampa, ricerca scientifica e industria informatica (qui) e di Wikimedia Foundation (qui).
Per questi motivi, la comunità italiana di Wikipedia ha deciso di oscurare tutte le pagine dell’enciclopedia. Vogliamo poter continuare a offrire un’enciclopedia libera, aperta, collaborativa e con contenuti verificabili. Chiediamo perciò a tutti i deputati del Parlamento europeo di respingere l’attuale testo della direttiva e di riaprire la discussione vagliando le tante proposte delle associazioni Wikimedia, a partire dall’abolizione degli artt. 11 e 13, nonché l’estensione della libertà di panorama a tutta l’UE e la protezione del pubblico dominio.
https://meta.wikimedia.org/wiki/SaveYourInternet
La comunità italiana di Wikipedia
Questo è il testo integrale del comunicato, unica pagina visibile su Wikipedia in lingua italiana. Questo perché tutto ciò che è scritto nel comunicato è vero e la nuova riforma è distruttiva. Quindi, che aspettate ad agire?
Approfondite sull’apposita pagina informativa e poi contattate il vostro rappresentante all’europarlamento, su forza!
Fate sentire il vostro dissenso contro una riforma del copyright che crea enormi danni.
Wednesday, 30 May 2018
Software libero significa anche libertà di disporre completamente di ciò che si possiede
Microsoft ci ha tolto la possibilità di effettuare diverse modifiche a ciò che ci fornisce già bello e pronto, ma è davvero giusto nei confronti degli utenti?
Windows 10, l’ultimo sistema operativo di casa Microsoft, è in continuo aggiornamento. Vengono aggiunte molte nuove funzionalità, sia utili che meno utili. Ci sono parecchie applicazioni e programmi identificabili come esclusive di questo nuovo sistema, come per esempio “Cortana”, “OneDrive”, “Xbox”, “Edge”, lo “Store”(anche se già presente da Windows 8) ed altre applicazioni del genere che sono state aggiunte nel tempo.
Qualcuno ci ha mai chiesto l’autorizzazione per installare queste applicazioni?
La risposta che mi darete è certamente no e pare anche che non sia dovuto farlo. Il problema fondamentale é: Microsoft ci dà la possibilità di rimuoverle?
Chiariamoci, non sto chiedendo che Microsoft ci dia la possibilità di cancellare l’esplora risorse, ma ci sono alcune applicazioni di funzionalità quantomeno dubbia di cui si potrebbe benissimo fare a meno, ma che non possiamo disinstallare.
Un esempio pratico? Da Cortana sino ad Edge (escludiamo lo Store giusto per, anche se non lo usa quasi nessuno). Non sono funzionalità essenziali per il buon funzionamento del dispositivo, né sappiamo solo cosa nel segreto facciano ed operino sui nostri computer (ricordiamo che stiamo usando quelle applicazioni “a fiducia”). Sappiamo solo che sono presenti. E, a dispetto di quanto possa sembrare, è una cosa non grave, di più. Perché sono cose che ci vengono calate dall’alto, anche servizi commerciali (ricordiamo Xbox e OneDrive), che non si possono rimuovere.
O meglio, magari si possono rimuovere. Anzi, si possono per certo rimuovere, ma con procedure lunghe, estenuanti e sopratutto non è lampante il sistema di rimozione. Perché comunque i file, i processi ed i servizi sono protetti (come nel caso di Cortana) oppure non si trovano neanche guide complete (mi è successo con OneDrive su 8.1).
Perché il Software Libero è l’unica alternativa a questa fine
Il Software Libero è l’unica alternativa a questo abominio che ci stiamo lasciando imporre dalla società di Seattle. Su una distribuzione Linux posso modificare anche l’interfaccia grafica buttando giù 4 comandi di terminale o posso cancellare qualsiasi programma preinstallato solo con il terminale (non serve andare nel registro di sistema e trovare una chiave dal nome strano, modificarne i permessi, aprire l’editor di policy ecc. ecc. ecc.).
Il Software Libero in quanto libero, inoltre, ci consente di scavare nel profondo della sua anima e carpirne ogni oscuro segreto senza problemi. Non ci sono programmi che agiscono nel silenzio e nel profondo.
Ora, lascio a voi le dovute conclusioni.
Tuesday, 01 May 2018
Adozione di lettori PDF liberi nelle Amministrazioni Pubbliche Regionali (sesto monitoraggio)
Il seguente monitoraggio mostra che, nell'ultimo semestre, dodici Regioni italiane hanno ridotto la pubblicità di lettori PDF proprietari sui loro siti web.
Wednesday, 01 November 2017
Adozione di lettori PDF liberi nelle Amministrazioni Pubbliche Regionali (quinto monitoraggio)
Il seguente monitoraggio mostra che, nell'ultimo semestre, otto Regioni italiane hanno ridotto la pubblicità di lettori PDF proprietari sui loro siti web, e che una regione italiana ha aumentato il supporto ai lettori PDF Software Libero.
Tuesday, 12 September 2017
Ecco i 5 consigli fondamentali per costruire un buon progetto
Che si voglia pubblicare un libro, aprire un sito web o un forum è necessario avere un buon seguito di utenti. Ecco come fare.
Monday, 01 May 2017
Adozione di lettori PDF liberi nelle Amministrazioni Pubbliche Regionali (quarto monitoraggio)
Il seguente monitoraggio mostra che, nell'ultimo semestre, nove Regioni italiane hanno ridotto la pubblicità di lettori PDF proprietari sui loro siti web, e che una regione italiana ha aumentato il supporto ai lettori PDF Software Libero.
Tuesday, 01 November 2016
Adozione di lettori PDF liberi nelle Amministrazioni Pubbliche Regionali (terzo monitoraggio)
Il seguente monitoraggio mostra che, nell'ultimo semestre, dieci Regioni italiane hanno ridotto la pubblicità di lettori PDF proprietari sui loro siti web, e che una regione italiana ha aumentato il supporto ai lettori PDF Software Libero.
Saturday, 02 July 2016
Storia del sito web della FSFE da Febbraio 2001 a Luglio 2016
Alcuni mesi fa mi sono iscritto alla Free Software Foundation Europe (FSFE) come traduttore (dall'inglese all'italiano).
Siamo una comunità di persone dedite al Software Libero. Per favore unisciti a noi ed al nostro lavoro! Ci sono molti modi per farlo e troverai il modo che meglio si adatta ai tuoi interessi ed alle tue competenze.
I miei interessi e motivazioni per associarmi alla FSFE sono varie:
- supportare il Software Libero;
- migliorare il mio inglese e mantenerlo allenato, sia in generale, sia relativamente al gergo politico ed amministrativo in particolare. Un'altra occasione è offerta dalle mailing list della FSFE: capita di scrivere email ad altre persone che vivono nei vari paesi europei;
- imparare Vim facendo pratica su “veri articoli”;
- migliorare le mie competenze dattilografiche in modo sano.
Recentemente mi è stato chiesto se fossi stato interessato ad avere i diritti di scrittura al repository dei sorgenti del sito web della FSFE… naturalmente ero interessato :-)
Mi sono immediatamente reso conto che il repository ha più di 15 anni di storia!!! Perciò ho cominciato a pensare che sarebbe stato interessante visualizzare tale storia con Gource. In passato avevo già usato Gource per visualizzare la storia di Parancoe, un meta-framework Java sviluppato da alcuni ragazzi del Java User Group Padova (JUG PD), ma questa volta ero curioso di vedere come la storia di un sito web fosse diversa da quella di un framework.
Così ho registrato un video di circa 10 minuti relativo all'attività di commit sul repository dei sorgenti del sito web della FSFE da febbraio 2001 a luglio 2016.
Sunday, 01 May 2016
Adozione di lettori PDF liberi nelle Amministrazioni Pubbliche Regionali (secondo monitoraggio)
Questo è il secondo monitoraggio al seguito della campagna Free Software PDF Readers, lanciata dalla Free Software Foundation Europe (FSFE) nel 2009.
Il primo monitoraggio è disponibile nel post “Adozione di lettori PDF liberi nelle Amministrazioni Pubbliche Regionali”.
Thursday, 07 January 2016
Ho comprato un laptop Libreboot T400
Libreboot è un Software Libero che sostituisce il BIOS o UEFI; Libreboot carica il firmware che inizializza l’hardware a fa partire un caricatore (boot loader) del vostro sistema operativo.
Il mio “viaggio in Libreboot” iniziò quando lessi l’articolo:
The Free Software Foundation (FSF) today awarded Respects Your Freedom (RYF) certification to the Libreboot T400 laptop as sold by Minifree. The RYF certification mark means that the product meets the FSF's standards in regard to users' freedom, control over the product, and privacy.
Thursday, 05 November 2015
Adozione di lettori PDF liberi nelle Amministrazioni Pubbliche Regionali
La campagna Software Libero per leggere PDF, lanciata dalla Free Software Foundation Europe (FSFE) nel 2009, ha oggi raggiunto notevoli risultati a livello istituzionale:
In Germania i partiti nazionali (de) hanno espresso dichiarazioni favorevoli ai lettori PDF liberi ed il Governo Tedesco ha raccomandato l'utilizzo del frammento di testo proposto dalla FSFE nella loro guida di migrazione (de). Il coordinatore della Germania della FSFE, Max Mehl, ne parla (en) più approfonditamente nel suo blog.
nella Unione Europea (UE): Il Parlamento Europeo ha esplicitamente chiesto (en) alla Commissione Europea quali fossero le ragioni per pubblicizzare un software specifico e quali fossero i passi da seguire per risolvere questo problema.
La campagna è basata su tre principi cardine della FSFE:
- Neutralità: Le istituzioni pubbliche non dovrebbero impegnarsi nella pubblicità. Consigliando l'uso di un singolo programma non libero, le istituzioni pubbliche promuovono il modello del software proprietario. Ci sono moltissime alternative al software che promuovono, quindi non c'è alcun motivo per le istituzioni pubbliche di rafforzare ulteriormente la posizione dominante di una singola azienda su una parte del mercato del software. La pubblicità sui siti web degli enti pubblici può andare bene se viene contrassegnata e se si riceve un compenso per farla, e se questa non mette in pericolo la libera concorrenza e libera scelta nel mercato del software. Quando gli enti pubblici agiscono come canali di marketing per una singola azienda c'è qualcosa di sbagliato.
- Libertà: Gli enti pubblici non dovrebbero chiedere ai cittadini di usare software non libero. Il Software Libero è software che chiunque può usare, studiare, condividere e migliorare. Queste quattro libertà danno agli utenti il pieno controllo del software che stanno utilizzando. Il Software Libero assicura che tu non debba acquistare il prodotto di un'azienda se non lo desideri solo per leggere un documento che qualcun'altro ti ha inviato, enti pubblici inclusi. Ogni programma può essere controllato per individuare problemi di sicurezza, così i problemi vengono spesso risolti rapidamente. Il Software Libero aiuta a proteggere la tua privacy, perché puoi essere sicuro che il programma che stai usando fa solo le cose che vuoi, e nulla di più. Un governo che esiste per proteggere la nostra libertà non dovrebbe chiederci di usare software non libero.
- Standard Aperti: Le versioni del formato PDF che sono Standard Aperti possono essere implementate da tutti i lettori PDF. Se gli enti pubblici non aderiscono agli Standard Aperti quando generano i loro documenti, rendono difficile l'offerta del Software Libero e la competizione sul mercato da parte di diversi fornitori.
Oggi, a 6 anni di distanza, vorrei verificare quale sia lo stato di adozione dei lettori PDF liberi nelle Pubbliche Amministrazioni Italiane regionali.
Thursday, 12 March 2015
Benvenuti
Homepage di Davide Giunchi. In questo sito troverete raccolto tutto il software e la documentazione creata da me.
Monday, 26 November 2012
Il cantiere di FSFE Lombardia
Dopo la riunione a Milano dello scorso mese (per la quale ringrazio il prof. Andrea Trentini per l’ospitalità, Carlo Piana per la presenza e gli spunti di riflessione, e tutti gli altri presenti), che inaugura le attività della Fellowship di FSFE in Lombardia, qualche riflessione (a distanza di un paio di settimane).
Un piccolo gruppo di Fellows e simpatizzanti è motivato per costruire nuove attività. Il primo passo è quello della costruzione di un network, per poi passare ad iniziative più ambiziose come il coinvolgimento di LUG o altri gruppi interessati.
Per quanto riguarda le prossime attività: una nuova riunione si svolgerà dopo le feste, mentre verrà valutata la creazione di una mailing list lombardia@fsfe.org. Nel 2013 ci saranno alcuni eventi a cui vorremmo contribuire, tra cui il Document Freedom Day, che si svolgerà nell’ultima settimana di marzo (per il quale un evento verrà organizzato dagli amici del FSUGItalia; altri eventi sono normalmente organizzati su scala locale da altri gruppi).
Se posso fare una riflessione su tutto ciò: si tratta di un cantiere, qualcosa a cui è istruttivo, se non altro per fare una riflessione sullo stato del Software Libero in Italia.
Altre idee che sarebbe interessante discutere.
* la creazione di una mailing list di discussione locale (ad esempio lombardia@fsfe.org);
* la definizione di eventuali gruppi locali di coordinamento;
Spero di ricevere commenti ed altre idee e spunti di riflessione!
Monday, 30 July 2012
Lettera alla Regione Lazio: perché il Software Libero è la soluzione per la PA
Oggi, dopo un po’ di incubazione, abbiamo spedito una lettera alla Regione Lazio, spiegando loro perché è assolutamente necessario che una pubblica amministrazione adotti il Software Libero per i propri appalti, e per ogni altra attività. Background: lo scorso 23 Maggio la Regione Lazio ha approvato la Legge Regionale su “Disposizioni in materia di riutilizzo delle informazioni e dei dati pubblici e iniziative connesse”. Sebbene la disponibilità ad adottare il Software Libero sia apprezzabile, i dettagli saranno determinati da un decreto di attuazione, che probabilmente verrà emanato dalla giunta regionale nei prossimi mesi. Ecco il testo integrale della lettera:
La Free Software Foundation Europe è l’organizzazione europea pensata per promuovere il Software Libero e lavorare per la libertà all’interno della società digitale emergente. Abbiamo preso visione con interesse del testo della Legge Regionale approvata lo scorso 23 Maggio dal Consiglio Regionale della Regione Lazio.
Riteniamo che solo il Software Libero permetta alla pubblica amministrazione di realizzare i criteri di buon andamento e di imparzialità, assieme ad una maggiore trasparenza, efficienza e responsabilizzazione delle amministrazioni pubbliche, come individuato dagli obiettivi della Legge regionale sotto il profilo dell’Accessibilità ai dati.
Ci felicitiamo del fatto che nell’Articolo 5 della suddetta Legge Regionale vi siano sviluppi a favore della “sostituzione di programmi informatici proprietari con programmi informatici liberi”. In attesa del regolamento di attuazione previsto dall’articolo 12 della Legge Regionale, in cui verranno individuate le modalità e le regole tecniche per il riuso dei programmi informatici, Vi proponiamo un elenco di motivazioni per cui sia le istituzioni che la comunità trarrebbero vantaggio da una migrazione a sistemi basati su Software Libero.
La migrazione verso soluzioni libere è stata scelta con successo da molte pubbliche amministrazioni. Recentemente, il governo francese ha concluso un accordo dal valore di 2 milioni di Euro con gli operatori economici del settore, per il supporto del Software Libero nella pubblica amministrazione [1]. Recentemente, il parlamento Svizzero ha affermato la necessità di avere dei servizi di e-government indipendenti dai produttori, sostenendo indirettamente l’adozione di Software Libero [2].
ADATTABILITÀ, CONTROLLO, SOSTEGNO ALL’INNOVAZIONE E ALLO SVILUPPO ECONOMICO
Il Software Libero può essere liberamente modificato.
La PA può adattarlo alle proprie esigenze come meglio ritiene, con un vantaggio in termini di flessibilità. Qualora non disponga delle risorse umane necessarie, può demandare l’adattamento a partner locali, che non devono fare riferimento al produttore del software. Ciò avvantaggia l’industria locale e favorisce la concorrenza tra diversi sviluppatori di software o fornitori di servizi informatici: l’adozione del Software Libero consente di favorire lo sviluppo delle iniziative economiche private e di progetti tecnologici innovativi. Difatti, la libertà di modificare il software consente agli operatori economici privati di intervenire direttamente sul software.
Grazie alla presenza di molteplici potenziali fornitori di servizi a cui poter far riferimento la migrazione al software libero impedisce il lock in proprietario, cioè l’ingiustificata dipendenza di un ente da un singolo produttore.
Ciò consente alla Pubblica Amministrazione di perseguire gli interessi collettivi anziché quelli di singoli privati, mettendo in pratica il criterio di imparzialità, e fornendo pari opportunità di competizione nel mercato all’industria locale. Durante le ultime elezioni per l’Assemblea Nazionale francese, oltre 200 candidati hanno sottoscritto il “patto per il Software Libero” [3]. Ciò dimostra inequivocabilmente che vi è una vera e propria tendenza a livello europeo verso una maggiore diffusione del software libero, e che questa esigenza è fortemente avvertita dall’opinione pubblica.
RIUTILIZZO DEL SOFTWARE
Il Software Libero è caratterizzato da un tipo di licenza che permette l’uso, l’analisi, la modifica e la redistribuzione del software. Grazie ad esso, le autorità pubbliche possono utilizzare software già sviluppato, o possono fornire le loro soluzioni ad altre autorità pubbliche. Ciò favorisce la cooperazione tra diverse entità, e permette di risparmiare risorse pubbliche, destinandole a sviluppi che ne migliorino le funzionalità. Infatti, i problemi affrontati da differenti organismi tendono ad essere simili e possono essere affrontati efficacemente con uno sforzo comune.
ASSENZA DI COSTI DI LICENZA
L’uso del Software Libero permette di annullare i costi di licenza. Ciò non significa che l’adozione di Software Libero costituisca una scelta priva di costi. L’implementazione, l’adattamento, il supporto tecnico, la manutenzione, il training del personale ecc. generano costi. Una parte di questi costi andrebbero comunque sostenuti qualora si scegliesse una soluzione proprietaria. Tuttavia, grazie alla maggiore flessibilità, il Software Libero risulta notevolmente più redditizio nel lungo periodo.
SOSTEGNO ALL’INNOVAZIONE
La libertà di studiare e modificare il software favorisce l’innovazione e la cooperazione tra cittadini ed istituzioni. Il Software Libero introduce un modello di comportamento basato sulla solidarietà e sull’impegno sociale.
[1] http://joinup.ec.europa.eu/news/french-government-awards-two-million-support-contract-open-source-2
[2] http://joinup.ec.europa.eu/news/swiss-parliament-demands-vendor-independent-e-government-services
[3] http://joinup.ec.europa.eu/news/well-over-two-hundred-french-assembly-candidates-sign-free-software-pact
Monday, 26 March 2012
Il 28 marzo è il Document Freedom Day, la giornata mondiale per la liberazione dei documenti.
Tra due giorni festeggiamo gli Standard Aperti e i documenti liberi, e alla FSFE siamo già in fibrillazione. Oltre 30 eventi, in tutti i 5 continenti sono registrati, mentre noi della FSFE ci occupiamo del coordinamento internazionale di tutti gli eventi. I continenti più coperti sono l’Europa e l’America Latina. Ma perché è così importante celebrare gli Standard Aperti, promuovendone l’uso?
Rispetto ai documenti di tipo tradizionale, ad esempio una lettera scritta a mano o battuta a macchina, o una rivista patinata, i documenti elettronici necessitano di programmi informatici che siano in grado di leggerli, e risentono inevitabilmente del formato in cui vengono diffusi. Questo non è necessariamente un problema, a condizione che le caratteristiche del formato in oggetto siano note a tutti, e che siano sfruttabili senza costi aggiuntivi (ad esempio rappresentati da brevetti che gravano sui formati). Queste caratteristiche definiscono uno standard aperto, e non esistono ragioni per non preferirne l’uso.
Lo scambio di documenti salvati in formato proprietario è un ostacolo per la leggibilità degli stessi documenti. Ciò è molto pericoloso: si pensi alle attività di coordinamento necessarie per risolvere qualsiasi situazione di crisi. Nel 2005, in seguito ai tragici avvenimenti che seguono lo Tsunami in Asia sudorientale, occorre un coordinamento rapido tra le autorità di diversi paesi al fine di assicurare che le operazioni di salvataggio si svolgano nel modo più efficiente ed efficace possibile. Ma queste autorità si sono ciecamente affidate all’uso di standard chiusi e proprietari (peraltro diversi tra loro), che hanno rallentato e reso inutilmente difficoltose le attività di coordinamento
[…] The tsunami that devastated South Eastern Asian countries and the north-eastern parts of Africa, is perhaps the most graphic, albeit unfortunate, demonstration of the need for global collaboration, and open ICT standards. The incalculable loss of life and damage to property was exacerbated by the fact that responding agencies and non-governmental groups were unable to share information vital to the rescue effort. Each was using different data and document formats. Relief was slowed, and coordination complicated. […]
— Mosibudi Mangena, Opening address of SATNAC 2005
I formati non aperti e proprietari rappresentano un ostacolo allo sviluppo di programmi in grado di leggerli. Infatti, se le specifiche di un certo formato non sono disponibili, non posso neanche creare un programma che sia in grado di leggerli. Naturalmente la loro diffusione ha effetti negativi sullo sviluppo di Software Libero. Più in generale, il mancato utilizzo di Standard Aperti impedisce il funzionamento concorrenziale del mercato dell’informazione. Come per tutte le inefficienze del mercato,la società paga un costo, perché se io non posso scrivere un programma in grado di gestire un certo formato (magari dandogli una licenza che lo renda Software Libero), non posso neanche trarne nessun beneficio economico, quindi ho una perdita di reddito.
Chi ne trae vantaggio sono gli enti che hanno sviluppato i formati proprietari, omettendo di renderne note le specifiche e magari sviluppando un software proprietario in grado di leggere questi formati. Queste entità percepiscono un’ingiustificata rendita monopolistica dallo sfruttamento dei formati proprietari.
L’uso e la diffusione di standard chiusi e proprietari da parte dello Stato è ancora più paradossale. Non solo perché il mancato guadagno da parte di privati che potrebbero sviluppare programmi e poi venderli genera inevitabilmente un gettito erariale inferiore,ma perché i fondamentali requisiti di buon andamento e di imparzialità (ai quali la Pubblica Amministrazione dovrebbe ispirarsi), non vengono rispettati. E questo è molto brutto, soprattutto perché chi ci guadagna sono spesso delle multinazionali straniere. Ecco perché mi arrabbio in modo moderato quando ricevo un documento in formato non aperto, perché magari la persona che lo fa non ci pensa, o non è a conoscenza di quanto sia inutilmente dannoso diffondere questi documenti; ma mi indigno quando chi lo fa è un istituzione pubblica, perché quest’ultima è tenuta a porsi il problema.
Tuesday, 14 February 2012
Io ♥ il Software Libero
Qualche decennio fa la parola “libertà” aveva un significato molto diverso rispetto a quello attuale. Viviamo in una società digitale nella quale molti aspetti della nostra vita, e della nostra libertà, transitano attraverso un supporto informatico. Solo avendo il pieno controllo del software che utilizziamo possiamo avere il completo controllo della nostra libertà. Io amo il Software Libero perché proteggo la mia libertà.
Quest’anno nell’ambito della campagna #ilovefs promossa dalla Free Software Foundation Europe vorrei ringraziare tutti gli sviluppatori di LibreOffice per il loro duro lavoro e per aver affrontato una scelta coraggiosa iniziando il progetto di questo fantastico programma. Grazie, siete fortissimi!!!
Brevetti visti dai bambini
Un tema complesso come quello dei brevetti può essere semplificato grazie alla capacità che hanno i bambini di potare il superfluo e individuare l’essenza del problema.
E’ come se la nonna ti desse una ricetta e pretendesse di essere pagata ogni volta che cucini quella ricetta.
(Marta, 8 anni. A proposito dei brevetti)
Se per caso invento una ricetta identica a quella della nonna poi posso prepararla senza pagare?
(Emma, 6 anni. Dubbi sui brevetti)
Thursday, 12 January 2012
LUG Scandiano persuades its local governors to use free software
Since the birth of the Linux User Group Scandiano on 2007 the members of this group, in which I’m active, have always tried to start a dialogue with local institutions in order to inform them about the benefits that come from the use of Open Standards and Free Software in terms of freedom, of independence, of security, of neutrality and of costs savings. During local political elections on 2009, the LUG Scandiano wrote a public letter to all candidates for mayor of Scandiano to ask them if they were planning to adopt policies in support of Free Software and Open Standards. The responses were published on the LUG Scandiano’s website and the political group that won those elections wrote in their program an important point about the plan to adopt and promote Free Software in the systems of the institutions the they will be going to rule.
In following months the LUG Scandiano continued to send reminders to the local governament, first by asking, with a letter written in collaboration with the Italian Group of the Free Software Foundation Europe, to use Open Standards for the documents distributed from the official website of the municipality of Scandiano which was accepted shortly afterwards, then by asking to start a plan for the progressive adoption of Free Software in the computer systems of the institution. Several meetings took place among the activists of the LUG, local governors and technical staff on these issues.
The 22/11/2011 has been published on the official website of the town of Scandiano a document which it is explicitly dispays the intention to adopt Open Standards and to start a gradual migration to Free Software.
With this declaretion, the local governors of Scandiano will start to “a gradual adoption fo Libre Office” instead of using proprietary software and to use the ODF file format for their documents managed within the organization, the PDF file format for the documents distributed and to evaluate different document types for collaborative drafting of documents with other parties.
All members of the LUG Scandiano are obviously pleased with this important effort and thank the local governors for their efforts. The resolution reached by local governors of Scandiano is obviously just the beginning of a complex project towards freedom and the LUG is committed, as it always has, to provide its widest support.
Tuesday, 03 January 2012
Una società digitale libera
Una nuova traduzione italiana del discorso di Richard Stallman “A free digital society” tenuto a Sciences-po (Parigi) lo scorso 19 ottobre è online sul sito del progetto GNU:
www.gnu.org/philosophy/free-digital-society.it.html
Ho avuto l’onore di collaborare alla traduzione di questo talk insieme a Roberta. Grazie anche ad Andrea che si è occupato delle revisioni.
Friday, 16 December 2011
Approvato un emendamento alla Legge Finanziaria sul Software Libero.
In seguito all’approvazione di un emendamento presentato dai Radicali, la legge finanziaria approvata oggi contiene un riferimento all’adozione del software libero da parte delle pubbliche amministrazioni.
Secondo questo paragrafo , alla pubblica amministrazione sarà richiesto di valutare l’acquisizione di programmi informatici apparteneti alla categoria “del software libero o a sorgente aperto”.
Fa piacere che l’emendamento proponga una distinzione tra il “software libero” e il “software a sorgente aperto” (o open source), in quanto ciò mostra che il legislatore è conscio dei diversi gradi di libertà garantiti da differenti licenze.
Il software libero è adatto ad essere adottato dalla pubblica amministrazione, non solo perché i sorgenti sono aperti, ma soprattutto per motivi etici e pratici.
Il Software Libero rispetta la libertà degli utenti, permettendo alla pubblica amministrazione di essere responsabile, trasparente e attenta ai bisogni dei cittadini.
L’approvazione di questo paragrafo è da considerarsi come un piccolo passo nella giusta direzione: quella di un’adozione più generalizzata del Software Libero dalle istituzioni finanziate con denaro pubblico.
Considerando gli obiettivi e le caratteristiche della Pubblica Amministrazione, l’adozione del Software Libero dovrebbe essere preferito da qualunque servizio pubblico (includendo le scuole, l’apparato giudiziario, l’apparato amministrativo), a meno che non si provi che non vi siano alternative al software proprietario.
Per garantire pari opportunità di accesso ai documenti della pubblica amministrazione, evitare gli accordi di monopolio, ed assicurare il rispetto del principio di concorrenza, gli standard aperti dovrebbero essere utilizzati per la diffusione di documenti digitali.
Tuesday, 19 April 2011
Oracle consegna OpenOffice.org alla comunità: è una bella o una brutta notizia?
Il cambio di direzione di Oracle, che ora ha deciso di consegnare OpenOffice.org nelle mani della comunità, sta facendo il giro della rete. Ne parlano OneOpenSource, LinuxFeed, Punto informatico e molti altri. La decisione di Oracle avviene dopo la piccola rivoluzione della comunità e la nascita del progetto LibreOffice, avvenuta il 28/09/2010, che in pochi mesi ha riscosso un enorme successo tanto da diventare la suite per l’ufficio dalle principali distribuzioni GNU/Linux.
Il cambio di atteggiamento di Oracle è stato interpretato in modo diverso dalle persone interessate al Software Libero e i commenti agli articoli sono di opinioni contrastanti. C’è chi vanta la vittoria del Software Libero sull’azienda Oracle e chi celebra il funerale delle suite libere per l’ufficio, OpenOffice.org e LibreOffice, a vantaggio di quelle proprietarie.
I recenti avvenimenti legati ad OpenOffice.org a mio parere dimostrano semplicemente che non è possibile fermare il Software Libero se c’è una comunità di persone ancora interessata a quel software. Il fork avvenuto in settembre e l’entusiasmo dimostrato dalle principali distro per il progetto LibreOffice confermano questo.
Anche la Document Foundation rassicura la community sul suo blog: «La Document Foundation e LibreOffice rappresentano già il futuro dello sviluppo per la comunità di OOo e del codice di OOo».
Sono certo che l’indipendenza che contraddistingue una fondazione come la Document Foundation sono una garanzia per il futuro, qualunque sia la strada deciderà di intraprendere Oracle.
Monday, 14 February 2011
Io ♥ il Software Libero
Qualche decennio fa la parola Libertà aveva un significato molto diverso rispetto a quello attuale. Viviamo in una società digitale nella quale molti aspetti della nostra vita, e della nostra Libertà, transitano attraverso un supporto informatico. Solo avendo il pieno controllo del software che utilizziamo possiamo avere il completo controllo della nostra Libertà. Io amo il Software Libero perché proteggo la mia Libertà.